AVRÀ I TUOI OCCHI
«L’uomo mortale, Leucò, non ha che questo d’immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia» C.Pavese, da Dialoghi con Leucò
Dialoghi tra poesia, musica, pittura e scultura
Il 27 agosto 1950, nella stanza n 346 dell’Hotel Roma a Torino, Cesare Pavese, scrittore, poeta, traduttore e critico letterario, ingeriva volontariamente una forte dose di barbiturici che lo porterà alla morte. Quella stessa morte cantata in Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
avrà i tuoi occhi - omaggio a cesare pavese
In questa ricorrenza, martedì 27.08.24, in Via Murat 9 a Palagiano, dalle ore 20:00, poesia, musica e arte celebrano Avrà i tuoi occhi | Omaggio a Cesare Pavese: un Reading poetico musicale di e con Vittorino Curci, Gianni Console e Giorgio Cuscito e una mostra con opere di Francesca Ammaturo, Damiano Azzizia, Antonio Milano, Paolo Notaristefano, Cristiano Pallara in contemporanea a Valori in corso di Pietro De Scisciolo.
Il Reading musicale vede protagonisti Vittorino Curci, Gianni Console e Giorgio Cuscito in una interpretazione poetico musicale che ripercorre la nostra identità contraddittoria legata alla profondità dell’esistenza individuale e della storia collettiva, inseguendo i temi ricorrenti in Pavese: la solitudine dell’individuo, il contrasto tra città e campagna, il mito dell’infanzia, l’impegno politico e civile, attraverso una tormentosa analisi di sé stesso e dei rapporti con gli altri.
Alle stesse tematiche fanno riferimento gli artisti in mostra. Francesca Ammaturo con Wifi free!! But living becoming impossible, restituisce con toni espressionisti una personale visione esistenziale dell’umanità immersa in un mondo distopico, oscuro ma con note romantiche, nel quale tuttavia è impossibile vivere. Ci chiediamo cosa penserebbe oggi Pavese perso nella sua dialettica degli opposti, città-campagna, progresso-arretratezza, di questa contemporaneità iper proiettata al virtuale.
Damiano Azzizia dipinge una serie di interni asettici: una porta ora aperta ora socchiusa, punti luce che presumono una presenza o una via di uscita, altre stanze e leggeri bagliori che disegnano sulla parete i tratti di una finestra, un oltre fuori. Tensioni, emozioni e stati d’animo sono traslati simbolicamente in veri e propri Paesaggi interni che delineano in pochi elementi la solitudine e il senso del ritorno all’origine tanto cari a Pavese. «Ci vuole la ricchezza d’esperienze del realismo e la profondità di sensi del simbolismo… Tutta l’arte è un problema di equilibrio tra due opposti» sarà la sofferta conclusione alla quale giunge Pavese riflettendo sulla sua arte.
Senza titolo di Antonio Milano esplora il concetto di passato in immagine e materia. L’opera è divisa in due lati. Su un lato è presente l’immagine di un ritratto dell’artista da giovane, sull’altro lato, uno sportello in legno, con una serratura e una chiave in metallo, che custodiscono l’invisibile, il retro del disegno. L’opera si ispira al romanzo semiautobiografico di James Joyce, Dedalus (A Portrait of the Artist as a Young Man), tradotto da Cesare Pavese per la casa editrice italiana Adelphi. L’opera, e quindi l’autoritratto, diventano occasione per riflettere sul concetto di identità. Riconoscersi per poi distaccarsi. Come appunto realizzato da Joyce in Dedalus e da Pavese nel suo primo romanzo, Il carcere.
Non sono qui di Paolo Notaristefano è un’opera dispersiva che trae origine dalla ricerca sul concetto di assenza/presenza e dalla sperimentazione di un metodo narrativo e meta descrittivo di proporre un immagine. Il dipinto (titolo: hidden parts of ourselves), ovvero il soggetto assente, si avvale di un documento, di un ritratto e di un frammento per dichiarare la sua presenza. «Non c’è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch’io possa dire “Ecco cos’ero prima di nascere”». Come nei versi appena citati dell’opera di Pavese, che attraverso la scrittura di un non ricordo, racconta di un passato mai avvenuto, nel trittico Non sono qui, viene documentata una presenza passata di un’opera attraverso l’immagine. Il procedimento è lo stesso, ma con punti di arrivo differenti. Il vero protagonista è l’osservatore o il lettore che interagisce allo smarrimento per poi fondare nuove radici per un nuovo pensiero di rinascita.
Cristiano Pallara con intento volutamente descrittivo e didascalico, con una pittura realistica e onirica allo stesso tempo, rievoca il ricordo degli ultimi istanti di Pavese rappresentando l’insegna luminosa al neon e la targhetta della stanza dell’Hotel che lo hanno accolto per l’ultima volta. Sarà come smettere un vizio è il titolo del dittico che rimanda alla celebre Verrà la morte e avrà i tuoi occhi quasi a chiudere il cerchio concettuale dell’intera mostra.
«Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi» sarà l’ultimo messaggio scritto di pugno sulla prima pagina dei Dialoghi con Leucò.
L’allestimento si integra poeticamente con Valori in corso di Pietro De Scisciolo già in mostra dall’11 agosto scorso, per l’affinità poetica che ricerca riflessioni e risposte tra le contraddizioni contemporanee che ora annullano ed ora enfatizzano quei valori che vorremmo alla base dell’esistenza.
Margherita Capodiferro
AVRÀ I TUOI OCCHI
OMAGGIO A CESARE PAVESE
a cura di ZNSproject
- Reading musicale di e con
Vittorino Curci, Gianni Console, Giorgio Cuscito
- Mostra con
Francesca Ammaturo, Damiano Azzizia, Antonio Milano, Paolo Notaristefano, Cristiano Pallara
in contemporanea a
Valori in corso di Pietro De Scisciolo
Martedì 27.08.24
ore 20:00
Via Murat 9 – Palagiano (TA)
in collaborazione con ArsToto
e il patrocinio del Comune di Palagiano (TA)